Risonanza e Sincronicità

LA RISONANZA

La risonanza è quanto accade a fra questi metronomi:



Come si può osservare i metronomi sono disposti su di un piano "sos-tenuto" da due lattine. Le lattine si comportano da "amplificatori" e dopo poco tempo i metronomi tendono a sincronizzarsi, le onde entrano in risonanza, ovvero vibrano in sincronicità.

La risonanza è il fenomeno di amplificazione delle onde sonore che caratterizza i risuonatori: tale amplificazione è indotta da un impulso esterno trasmesso al risuonatore attraverso vincoli meccanici oppure attraverso l'aria, ed è tanto maggiore quanto la frequenza dello stimolo è vicina alla frequenza di risonanza naturale del risuonatore.

La risonanza acustica è, di fatto, un caso particolare di risonanza meccanica, ed è un principio su cui si basa il funzionamento di quasi tutti gli strumenti musicali.

Ogni sistema fisico che sia caratterizzato da frequenze proprie di oscillazione (si comporta cioè come un oscillatore armonico o come una sovrapposizione di più oscillatori armonici) può risuonare con una sorgente esterna.

Dal punto di vista fisico l'onda sonora viene assorbita dal risuonatore: ad alcune frequenze caratteristiche (che dipendono dal tipo e dalla conformazione del risuonatore, cioè essenzialmente dalla sua massa, rigidità ed elasticità ) l'energia non viene esaurita, ma si accumula ad ogni impulso, causando l'aumento di intensità sonora.

Un risuonatore acustico funge da amplificatore in quanto si creerà al suo interno una serie di vibrazioni caratterizzate da frequenze tipiche delle caratteristiche geometriche e meccaniche del risuonatore.

Il fenomeno della risonanza coinvolge sia l'elemento vibrante che il risuonatore, in maniera più o meno complessa a seconda della conformazione dello strumento.



LA SINCRONICITA'



La sincronicità è un termine introdotto da Carl Jung nel 1950 per descrivere una connessione fra eventi, psichici o oggettivi, che avvengono in modo sincrono, cioè nello stesso tempo, e tra i quali non vi è una relazione di causa-effetto ma una evidente comunanza di significato.

La sincronicità è relativa quindi alle "coincidenze significative".

L'ipotesi del principio di sincronicità

Fenomeni di "coincidenze significative" avevano da sempre affascinato Jung. Già nel 1916, a pochi anni di distanza dalla sua defezione dal gruppo dei psicoanalisti fedeli al metodo scientifico-oggettivante e a Sigmund Freud, scriveva dell'opportunità di affiancare al principio di causalità quello finalistico:

« La causalità è solo un principio, e la psicologia non può venir esaurita soltanto con metodi causali, perché lo spirito (la psiche) vive ugualmente di fini. »

Tali prime formulazioni di Jung sulla questione della sincronicità vennero in seguito approfondite attraverso il contatto con il pensiero filosofico orientale, oltre che con la riflessione su sorprendenti avvenimenti della sua stessa vita, sfuggenti ad ogni interpretazione razionale.

Jung distingue la sincronicità vera e propria dal mero "sincronismo" degli eventi che accadono simultaneamente, ma senza alcuna connessione di significato.

La vita di tutti i giorni ci propone spesso il tipo comune di sincronicità. Per esempio: pensiamo ad un amico, e lui improvvisamente ci telefona. Tuttavia accanto a queste ci sono anche misteriose sincronicità precognitive e chiaroveggenti.

Una prima teorizzazione: il tempo qualitativo

Per tentare di spiegare questi fenomeni di sincronicità, Jung dapprima elaborò il concetto di "tempo qualitativo". Il tempo qualitativo sembrava "spiegare" perché l'astrologia e altre forme di divinazione funzionavano. Jung tuttavia gradualmente abbandonò l'idea del tempo qualitativo.

La nuova fisica

Negli anni trenta del Novecento la fisica fu scossa e rivoluzionata da nuove idee, il Principio di indeterminazione di Heisenberg postulava l'impossibilità di una conoscenza perfetta delle quantità fisiche inerenti ad un oggetto. Fino allora si concepiva che esistessero dei limiti pratici, dovuti alla naturale imprecisione degli strumenti di misura ma Werner Karl Heisenberg postulava un principio ideale.

L'ipotesi era talmente rivoluzionaria ed inaccettabile da far pronunciare ad Albert Einstein la famosa affermazione che «Dio non gioca a dadi con l'Universo». Nella elaborazione epistemologica e teoretica successiva si è evidenziato che esiste un ambito, estremamente piccolo, indicativamente della dimensione di una particella elementare, in cui non sono valide le leggi della fisica classica, tale da far venir meno il principio di causa-effetto, almeno in questo ambito piccolissimo.

La casualità dei fenomeni radioattivi dipende da questo principio e consente idealmente di portare il paradosso della causalità dall'ambito infinitamente piccolo delle particelle all'ambito macroscopico del nostro mondo. Erwin Schrödinger elaborò un esperimento ideale, il Paradosso del gatto di Schrödinger, che divenne famoso ben oltre l'ambito della ricerca fisica. Queste rivoluzioni scardinarono il mondo della scienza più rigorosa e diedero origine alla fisica quantistica.

Alla fine del 1934 iniziò un interessante scambio epistolare con il fisico quantistico futuro premio nobel Wolfgang Pauli e con Ernst Pascual Jordan, insigne fisico tedesco. Queste comunicazioni tra i tre scienziati testimoniano il fervore di Jung nell'indagine sul parallelismo tra fisica e psicologia del profondo e in particolare sulla relatività delle categorie di spazio e tempo.

Alla fine del XX secolo, con lo svilupparsi delle teorie e delle formule matematiche legate alla teoria delle superstringhe e della possibilità di definire in termini matematicamente chiari l'universo conosciuto come multiverso, si sono sviluppate in alcuni studiosi nuovi filoni di indagine fisica e meta-fisica sulla sincronicità di particolari eventi non spiegabili in termini psicologici o fisici naturali, che sono stati catalogati come "fenomeni di isocronicità nello spazio degli eventi".


Fisica e psicoanalisi

Jung non era nuovo alla tesi di un parallelismo tra scienza fisica e psicoanalisi: già nel 1928 in "Energetica psichica" aveva esaminato a fondo la contiguità tra fisica e psicologia postulando una stretta contiguità tra la nozione di energia nell'uno e nell'altro ramo del sapere. Le ricerche che Jung, al proposito, condusse negli anni a venire, rafforzarono in lui e non smentirono questo suo postulato ch'egli in quegli anni aveva intuito.

Negli anni trenta Jung incontra Wolfgang Pauli, un fisico austriaco premio Nobel nel 1945. Pauli è reduce dal fallimento del matrimonio e trasferitosi in Svizzera cerca un aiuto terapeutico. La terapia non avrà grande successo e Pauli l'abbandona ma i due si stimano ed iniziano una amicizia scientifica.

L'incontro tra Jung e Pauli generò il quarto escluso dalla triade della fisica classica: tempo, spazio e causalità, a questo quarto escluso è stato dato il nome di sincronicità. In analogia alla causalità che agisce in direzione della progressione del tempo e mette in connessione due fenomeni che accadono nello stesso spazio in tempi diversi, viene ipotizzata l'esistenza di un principio che mette in connessione due fenomeni che accadono nello stesso tempo ma in spazi diversi.

Nel 1952 Jung e Pauli pubblicarono due saggi nel un volume Naturerklärung und Psyche: il saggio di Pauli applicava il concetto di archetipo alla costruzione delle teorie scientifiche di Keplero; il saggio di Jung era intitolato "Sincronicità come principio di nessi acausali", dove per la prima volta lo psicologo definisce la parola.

Per sue stesse parole, si era limitato per venti anni fino allora ad accennarne solamente il concetto, perché riteneva di essere scientificamente impreparato. Nel saggio si tenta una analisi statistica di eventi acausali ma senza grande successo.

Lo stesso Jung è imbarazzato verso la comunità scientifica dell'indefinitezza del suo studio, ma tuttavia si sente pressato e giustificato dalle proprie esperienze personali che per lui sono da considerare evidenze empiriche, fenomenologie su cui lavorare con metodo scientifico.

Nella prefazione del saggio dice:
« [la sincronicità è ] ... un tentativo di porre i termini del problema in modo che, se non tutti, almeno molti dei suoi aspetti e rapporti diventino visibili e, almeno spero, si apra una strada verso una regione ancora oscura, ma di grande importanza per quanto riguarda la nostra concezione del mondo.


FONTE: http://osho-zero-mind.blogspot.com/2009/11/.html